Giuseppe Taliercio

 

 

Giuseppe Taliercio era un dirigente che credeva profondamente nello strumento associativo, con la convinzione che solo dal dialogo tra le parti sociali potesse nascere una ragionevole prospettiva di crescita, tanto nella fabbrica quanto nella società. Intitolare a Taliercio la Fondazione promossa da Confindustria e Federmanager è apparso naturale, vista la corrispondenza tra il pensiero e l’agire professionale dell’Ingegnere con la mission della Fondazione, che si pone come obiettivo la diffusione della cultura e della formazione manageriale in Italia.

Un uomo giusto vittima delle Br, Giuseppe Taliercio. Il suo corpo venne ritrovato nel bagagliaio di un’auto, proprio come era accaduto tre anni prima ad Aldo Moro. Era il 6 luglio del 1981, e la Fiat 128 era stata abbandonata alle due di notte, vicino ai cancelli del Petrolchimico della Montedison Marghera di cui era il direttore. 

Padre di cinque figli, cattolico fervente, avrebbe compiuto 54 anni il mese successivo. Ai suoi funerali presenziò il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini. Rapito in quanto ritenuto corresponsabile del “disegno capitalista multinazionale”, lui che era stimato e rispettato dai sindacati e amato dagli operai, dopo 47 giorni di prigionia e di maltrattamenti venne ucciso con 17 colpi di pistola. 
Taliercio veniva da una famiglia di umili origini, originaria di Ischia ma emigrata a Carrara, dove i suoi gestivano un negozio di terrecotte. Riuscirono a farlo studiare al liceo e ad iscriverlo a Ingegneria a Pisa, dove si laureò con il massimo dei voti. Si trasferì a Mestre negli anni Cinquanta per lavorare alla Montedison, fino a diventarne direttore generale.

“Anche il lavoro, per lui che era credente, era una missione. E solo dopo la sua morte venimmo a sapere che, nonostante tutti i suoi gravosi impegni, trovava il tempo di dedicarsi alle famiglie bisognose della città, attraverso il volontariato nella San Vincenzo», racconta il figlio Cesare.

Dopo due anni dalla morte, la moglie Gabriella concesse il perdono agli autori dell’omicidio. “La strada dell’amore, della bontà e della non violenza – spiegò in un’intervista – è l’unica che Pino ci abbia insegnato”. 

A queste doti umane, oltreché professionali, la Fondazione che porta il suo nome vuole rendere omaggio.

Nel quarantesimo anno dalla tragica scomparsa di Giuseppe Taliercio, la Fondazione a lui intitolata ha voluto commemorare questa ricorrenza attraverso la promozione di borse studio per studenti meritevoli e la cura della riedizione di un volume dedicato alla figura dell’Ingegnere.